Zigomi alti e pelle rigenerata con l’idrossiapatite di calcio
Con il contributo del Dott. Giulio Maria Maggi
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Invecchiamento cutaneo: come cambia il terzo inferiore del volto
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Il ruolo chiave del collagene nel processo di invecchiamento cutaneo
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Filler a base di idrossiapatite di calcio per stimolare la produzione di collagene
Quando di preciso siamo invecchiati? Ce lo saremo chiesti tutti, almeno una volta al mattino davanti allo specchio. Al mattino, sì, perché la sera diamo la colpa alla stanchezza, e invece al mattino c’è quella bellissima luce che, inesorabilmente, mette in evidenza tutti gli inestetismi: le rughe d’espressione, la secchezza del tessuto e perdita di tonicità che sembra trascinare tutto verso il basso.
Siamo lì e ci guardiamo, sapendo di non poter andare contro la biologia. L’invecchiamento è inevitabile, ma sul serio non possiamo fare niente per evitarlo? Beh, evitarlo proprio del tutto è difficile. Possiamo però fare molto per “invecchiare bene”: uno stile di vita sano certamente può aiutare a prevenire o a ritardare la comparsa dei segni dell’invecchiamento e a controllare la progressione.
Un valido aiuto lo troviamo poi nella medicina estetica. “Ma posso andare sotto al bisturi solo perché non sopporto le rughe?” Ci diciamo che invecchiare è normale, che il nostro viso sembra solo più adulto, che esprime tutto il nostro vissuto e quindi è bello anche così. Ma poi guardiamo quella foto di dieci anni fa, con la pelle liscia e tonica, gli zigomi alti e … dobbiamo ammettere che ne sentiamo un bel po’ la mancanza.
Non è che vogliamo rimanere sempre giovani. Con gli anni ci troviamo a fare i conti con la pelle che cambia, e impariamo a conviverci. Anche per questo ricorrere al bisturi è un’opzione che non è neanche nella nostra immaginazione. Attualmente però la medicina estetica offre tantissime opportunità, attraverso dei trattamenti ambulatoriali e mini invasivi come ad esempio i filler, che aiutano ad attenuare gli inestetismi dell’invecchiamento e a mantenere il viso più tonico, elastico e di conseguenza curato.
I filler hanno un’azione riempitiva. Si realizzano attraverso delle micro iniezioni eseguite in punti strategici del viso, e come risultato aiutano a ripristinare l’elasticità del tessuto cutaneo, la quale si perde facilmente con il passare degli anni. Un viso più elastico è anche più tonico, e il riempimento dato dal filler permette di migliorare l’idratazione della pelle e ripristinare i volumi del viso al punto giusto, alzando verso l’alto anche gli zigomi, i quali sono i primi a cedere verso il basso quando la pelle perde elasticità.
I filler di ultima generazione hanno anche un’azione biorivitalizzante. La causa principale dell’invecchiamento biologico è la perdita di collagene, le cui riserve diminuiscono perché con l’avanzare dell’età l’organismo ne produce sempre meno. Le formulazioni più innovative dei filler contengono sostanze che stimolano la produzione di collagene, ripristinando le riserve perse con l’età.
Il risultato, a questo punto, è una valorizzazione della bellezza naturale del volto, il quale con gli anni appare certamente più maturo, ma senza perdere definizione, elasticità e compattezza.
Invecchiamento cutaneo: come cambia il terzo inferiore del volto
Con gli anni la forma del viso cambia, in particolare quella del terzo inferiore, ossia la parte che va dal naso alla linea mandibolare. Si passa da quello che è un triangolo rovesciato, caratterizzato da zigomi alti e linea mandibolare ben definita, a un triangolo dritto, con la base più allargata. Il volto assume un aspetto più cadente, e la definizione delle linee diventa più smussata.
L’aspetto che più caratterizza il triangolo dritto sono gli zigomi, che a causa della perdita di elasticità del tessuto cutaneo tendono a scivolare verso il basso per effetto della forza di gravità. Essi trascinano poi con sé le guance, e cedendo verso il basso la pelle crea un effetto che tende a smussare le linee e gli angoli, rendendo la linea mandibolare meno definita.
A questo poi si aggiungono le rughe di espressione, che si accentuano con gli anni, in particolare quelle frontali, quelle intorno agli occhi (le cosiddette zampe di gallina) e quelle agli angoli della bocca. Anche qui la pelle, cedendo, fa sì che gli angoli delle labbra si piegano all’ingiù dando al viso un aspetto invecchiato e all’espressione un’aria più stanca.
Il cedimento cutaneo dà poi origine ad un’altra tipologia di rughe, le rughe gravitazionali. Come si capisce bene dalla parola stessa, sono quelle rughe che si formano dalle pieghe della pelle per effetto della forza di gravità, che letteralmente tira il tessuto verso il basso.
Le creme utilizzate per la skin care quotidiana devono avere quindi un’azione idratante, rassodante e più specificatamente antirughe, proprio per attenuare questo insieme di inestetismo che si formano via via con gli anni che passano.
Il ruolo chiave del collagene nel processo di invecchiamento cutaneo
C’è una proteina del derma che ha un ruolo chiave nel processo di invecchiamento cutaneo, ed è il collagene. Il collagene viene prodotto nel derma da cellule specializzate chiamate fibroblasti, e forma una rete intrecciandosi con un’altra proteina caratteristica del derma, l’elastina. L’efficienza della rete di collagene ed elastina è fondamentale per il mantenimento della compattezza e dell’elasticità della pelle, perché funge da vero e proprio scheletro di sostegno per l’epidermide.
A partire già dai 25 anni di età, i fibroblasti iniziano a rallentare la produzione di collagene, per cui intorno ai 30 anni le riserve iniziano a diminuire e la pelle perde gradualmente tonicità. Questo si traduce nella comparsa delle prime rughe di espressione, e negli anni ad una maggiore lassità del tessuto che scivola verso il basso per effetto della forza di gravità.
Il processo, noto come cronoaging o invecchiamento biologico, determina tutti quegli inestetismi caratteristici che si manifestano in particolare a livello del terzo inferiore del volto. I filler di ultima generazione utilizzati in medicina estetica mirano quindi non solo a rimpolpare il tessuto, ma anche a stimolare i fibroblasti a produrre nuovo collagene. Una sostanza che si è dimostrata molto efficace è l’idrossiapatite di calcio.
Filler a base di idrossiapatite di calcio per stimolare la produzione di collagene
Il filler a base di idrossiapatite di calcio è un filler dermico iniettabile che si presenta sotto forma di microsfere sospese in un vettore acquoso di gel di carbossimetilcellulosa. Dopo essere stato iniettato nei tessuti, il gel conduttore riempie la cavità sottostante e la pelle circostante diviene elastica, provocando il sollevamento delle rughe. Il gel viene infine rimosso dai macrofagi, lasciando solo le microsfere di idrossiapatite, che promuovono la formazione di collagene endogeno da parte dell’organismo, ed il collagene, a sua volta, costruisce una nuova matrice cutanea. Ma attraverso quali meccanismi avviene la produzione di collagene?
Si ipotizza che nei tessuti connettivi le microsfere di CaHA forniscano un ambiente tridimensionale per l’adesione dei fibroblasti simile a quello presente nella pelle più giovane, consentendo all’idrossiapatite di indurre una biostimolazione mirata del collagene nell’area di iniezione. È stato dimostrato che questa nuova sintesi di collagene si verifica già 4 settimane dopo il trattamento e continua per almeno 12 mesi.
È stato inoltre dimostrato che il CaHA ripristina le proprietà contrattili dei fibroblasti allo stesso livello dei tessuti più giovani. I benefici del’idrossiapatite sono quindi il risultato di una iniziale effetto di riempimento, che fornisce volume ai tessuti, seguito dall’incredibile processo di creazione di nuovo collagene insieme all’aumento del supporto strutturale della pelle e, non meno importante, della resistenza alla sua trazione.
Dopo diversi mesi l’idrossiapatite di calcio viene completamente eliminata dall’organismo ma le qualità della pelle continuano a migliorare.
Differenze tra il filler a base di idrossiapatite di calcio e altri filler
I filler a base di CaHA hanno una consistenza più densa rispetto ad altri iniettabili e hanno una durata d’azione sostanzialmente più lunga rispetto ad altri filler.
Poiché questa sostanza è molto biocompatibile esiste un rischio molto inferiore di reazioni allergiche ed un rischio molto basso di complicanze. Inoltre, il CaHA è due volte più efficace dell’acido ialuronico e combina un’elevata elasticità e viscosità con la capacità di stimolare la sintesi di collagene a lungo termine, rendendolo un agente perfetto per un trattamento completo del viso.
Lo spettro di applicazioni di CaHA si è ampliato di pari passo con i progressi della medicina estetica. Da un approccio bidimensionale orientato alla superficie che si concentra sul trattamento delle rughe e delle pieghe del viso, si è arrivati ad una strategia tridimensionale che mira alla perdita di volume dei tessuti molli ma pure di quelli duri, sia a carico del viso, sia a carico delle mani.
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